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#TiPortoAlMuseo: Villa e Parco Rossi a Santorso

È un sogno ad occhi aperti l'acquario a parete del tempietto rotondo in stile neopompeiano del  Parco di Villa Rossi a Santorso .   Si tratta di u n luogo unico al mondo, ricco di mistero e fascino. TEMPIETTO ROTONDO CON ACQUARIO A PARETE Villa Rossi e l'annesso parco sono stati progettati come parte integrante del Podere Modello, una tenuta agricola che comprendeva, oltre alla campagna, un edificio per la trasformazione dei prodotti agricoli e altre abitazioni destinate ai dirigenti dell'azienda: qui venivano sperimentati i più avanzati sistemi di produzione agricola che si stavano diffondendo a fine '800. Questo complesso costituisce un singolare episodio della storia dell'architettura veneta ed è frutto della consolidata collaborazione tra l'industriale scledense Alessandro Rossi e l'architetto vicentino Antonio Caregaro Negrin . VILLA ROSSI Il parco  della villa ha una superficie complessiva di oltre 4 mila ettari, suddivisa in 38 mila mq. di superficie...

#TiPortoAlMuseo: La Pinacoteca Nazionale di Bologna



La Pinacoteca Nazionale di Bologna è uno dei più importanti musei dell'Emilia Romagna. Due sono le sedi: il Complesso di Sant'Ignazio e Palazzo Pepoli Campogrande, nelle quali sono custodite opere dal XIII al XVIII secolo, che offrono un'ampia panoramica principalmente sulla pittura emiliana.

"MADONNA COL BAMBINO", CIMA DA CONEGLIANO, PARTICOLARE

La Pinacoteca, assieme all'Accademia di Belle Arti, è ospitata negli spazi dell'ex noviziato gesuitico e chiesa di Sant'Ignazio, costruiti tra il 1728 e il 1735 su progetto dell'architetto bolognese Alfonso Torreggiani. Dopo l'ingresso delle truppe napoleoniche a Bologna, nel 1796, e la soppressione degli ordini religiosi, l'Accademia Clementina, con il nuovo nome di Accademia di Belle Arti, iniziò a raccogliere numerosi beni provenienti dagli enti soppressi; la necessità di spazi più ampi portò nel 1803 al trasferimento da Palazzo Poggi, divenuto sede dell'Università, al vicino complesso di Sant'Ignazio.

COMPLESSO DI SANT'IGNAZIO, COLONNATO

INGRESSO DELLA PINACOTECA

Nel vano dello scalone da cui si accede alle sale espositive, frutto della sistemazione dell'edificio, in origine si trovava la cappella del convento. A ricordare l'originaria destinazione dell'ambiente sulla volta del soffitto è ancora visibile l'affresco raffigurante la Gloria di sant'Ignazio, il santo fondatore dei Gesuiti, del pittore gesuita Giuseppe Barbieri, seguace di Andrea Pozzo, che realizzò un'opera omonima a Roma.

GLORIA DI SANT'IGNAZIO, GIUSEPPE BARBIERI

Il Museo nacque nel 1808 come quadreria dell'Accademia di Belle Arti. L'antico nucleo, proveniente dall'Istituto delle Scienze, viene arricchito dalla straordinaria raccolta di quasi mille dipinti frutto delle soppressioni di chiese e conventi compiute dopo l'ingresso delle truppe napoleoniche a Bologna, tra il 1797 e il 1810. La Pinacoteca conobbe per tutto l'Ottocento un forte incremento di sale e di opere: frutto delle soppressioni del 1866 attuate dal nuovo stato italiano, ma anche di lasciti e acquisizioni. I maggiori incrementi spaziali si ebbero nel 1914-1920, con l'aggiunta del Corridoio che conduce alla grande sala ottagonale e nel secondo dopoguerra con la costruzione del Salone del Rinascimento.

INTERNO DELLA PINACOTECA

L'itinerario di visita si snoda a partire dalle ricche testimonianze del Trecento bolognese, con opere dello Pseudo Jacopino, di Vitale da Bologna e di Simone dei Crocefissi, senza dimenticare la significativa presenza del polittico di Giotto. Il Rinascimento è testimoniato dai ferraresi Francesco del Cossa con la Pala dei Mercanti ed Ercole Roberti col piccolo frammento della cappella Garganelli in S. Pietro e dal bolognese Francesco Francia, con numerose pale d'altare. Procedendo dal capolavoro dell'Estasi di santa Cecilia dipinto per Bologna da Raffaello, il percorso giunge, dopo le opere di Parmigianino (la cosiddetta Pala di S. Margherita), alla riforma di fine Cinquecento, testimoniata dalla folta produzione dei Carracci. Seguono poi i capisaldi del Seicento emiliano con opere di Guido Reni, fra i cui capolavori vanno segnalati la Strage degli innocenti, con le tre straordinarie pale di Domenichino raffiguranti Il martirio di sant'Agnese, la Madonna del Rosario e il San Pietro martire. L'itinerario si conclude col Settecento multiforme, volta a volta aristocratico e popolare, di Giuseppe Maria Crespi, di Donato Creti e dei fratelli Gaetano e Ubaldo Gandolfi.

SAN GIORGIO E IL DRAGO, VITALE DA BOLOGNA

POLITTICO DI BOLOGNA, GIOTTO

MADONNA COL BAMBINO, CIMA DA CONEGLIANO

MADONNA IN GLORIA E SANTI, PERUGINO

ESTASI DI SANTA CECILIA, RAFFAELLO

GESÙ CRISTO E IL BUON LADRONE, TIZIANO

MADONNA DI SANTA MARGHERITA, PARMIGIANINO

ULTIMA CENA, EL GRECO

CRISTO INCORONATO DI SPINE, ANNIBALE CARRACCI

STRAGE DEGLI INNOCENTI, GUIDO RENI

MARTIRIO DI SAN PIETRO DA VERONA, DOMENICHINO

Sede distaccata della Pinacoteca Nazionale, è noto anche con il nome di Palazzo Pepoli "Nuovo", per distinguerlo dal "Vecchio", la dimora trecentesca della famiglia Pepoli collocata sul lato opposto di via Castiglione. Costruito a partire dagli anni sessanta del XVII secolo per volere di Odoardo Pepoli, il nuovo palazzo fu pensato come una residenza signorile, moderna e sfarzosa, adeguata a rappresentare il prestigio sociale raggiunto dai Pepoli che, prima commercianti di stoffe e in seguito cambiavalute e banchieri, si erano notevolmente arricchiti fino a diventare una delle famiglie senatorie più in vista di Bologna.

INGRESSO DI PALAZZO PEPOLI CAMPOGRANDE

La costruzione del palazzo, di cui non è noto il nome del progettista, iniziò dal monumentale scalone, imponente ed elegante, spazio scenografico funzionale al cerimoniale che caratterizzava la società aristocratica barocca e che collega direttamente il cortile al salone d'onore. Sulla volta dello scalone, all'interno di ricche cornici di stucco, si possono ammirare i due ovali affrescati da Domenico Maria Canuti nel 1665 che raffigurano Taddeo Pepoli nominato signore di Bologna e Taddeo Pepoli confermato vicario apostolico dal papa.

Il piano nobile, donato da Edvige Campogrande al Comune di Bologna e ora gestito dal Polo Museale dell'Emilia Romagna, ospita una serie di sale splendidamente affrescate dai principali protagonisti della grande decorazione bolognese tra la seconda metà del Seicento e gli inizi del secolo successivo: si va dal Salone d'onore con la trionfale Apoteosi di Ercole di Domenico Maria Canuti, alla Sala di Felsina, con le pitture composte e aggraziate dei fratelli Rolli; dalle Sale delle Stagioni e dell'Olimpo, dove l'irriverente Giuseppe Maria Crespi contamina la decorazione celebrativa con i modi della pittura di genere, all'elegante classicismo della Sala di Alessandro di Donato Creti.

APOTEOSI DI ERCOLE, DOMENICO MARIA CANUTI

I visitatori nel 2017 sono stati oltre 66.000 e con un crescente interesse per la città di Bologna grazie anche a nuove strategie culturali volte a stimolare l'interesse ai musei del capoluogo emiliano. 

Per Info e Prezzi: pinacotecabologna.beniculturali.it
@progettopelago | #TiPortoAlMuseo | 23^ Tappa

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