Passa ai contenuti principali

In primo piano

#TiPortoAlMuseo: Il Museo di Palazzo d'Arco a Mantova

Nel cuore della città di Mantova , a pochi passi dai celebri monumenti che raccontano la  gloriosa storia dei Gonzaga, si trova Palazzo d'Arco , un luogo ricco di tesori e denso di  ricordi.  A fare da cornice vi è l'incantevole giardino romantico con la limonaia e attraversandolo  una mirabile sorpresa lascia senza parole il visitatore: il magnifico Salone dello Zodiaco  con gli affreschi rinascimentali dei dodici segni zodiacali dipinto da Giovan Maria  Falconetto. SALONE DELLO ZODIACO Il Palazzo neoclassico era la residenza della nobile e antica famiglia dei conti d'Arco , di  origine trentina, che lo abitò sino al 1973 quando morì l'ultima discendente della casata, la  contessa Giovanna d'Arco Chieppio Ardizzoni. Fu proprio lei ad istituire per testamento la  Fondazione d'Arco che tutt'ora è proprietaria della magione divenuta museo.  Il fascino Sette-Ottocentesco della dimora patrizia è intatto, le sale elegantemente  arredate...

TINTORETTO: Il "Miracolo di San Marco" e un nuovo modo di fare pittura






















Un nuovo modo di fare pittura è quello di Tintoretto (1518/19-1594); il teatro entra nell'arte attraverso una tela immensa (415 x 541): Miracolo di San Marco o Miracolo dello schiavo. Quadro che diede a Jacopo Robusti (detto il Tintoretto) grande fama.

A terra, nudo e oppresso dalla folla, si trova uno schiavo, in attesa del martirio. L'uomo, scoperto dal padrone pagano a venerare le reliquie di San Marco, è stato condannato. Il martirio prevede l’accecamento e la rottura degli arti attraverso punte di metallo e mazze. San Marco però irrompe dall'alto, sconvolgendo la folla e rendendo inservibili gli strumenti del martirio. Lo stesso padrone dello schiavo sembra spaventato e il carnefice è sorpreso dalla rottura degli strumenti che afferra. Il notabile, seduto in alto a destra, apre le braccia in segno di incredulità. Un carnefice con turbante e bianco gli mostra una mazza con il manico spezzato. La folla, composta da uomini vestiti con vesti orientali e turbanti, è stupefatta. Un uomo all'estrema sinistra della tela sbircia la scena, come chi osserva il quadro al museo. Alla destra, invece, un uomo muscoloso con la veste rossa si contorce come i busti di Michelangelo. Un uomo con la barba e il vestito di scuro è immerso nella folla: è forse il ritratto dello stesso Tintoretto.
La scena è colorata da tinte sature, i contrasti di luminosità sono forti e permettono di accentuare il volume delle figure. La protagonista è la luce. L'illuminazione proviene da tre fonti: la principale è ambientale e frontale; altra luce naturale proviene dal fondo; la luce mistica invece si diffonde dall'aureola di San Marco.
Lo spazio è teatrale, scenografico. Il fondo è chiuso da una cancellata e da un arco classico con un timpano sovrastato da un gruppo di statue. A destra si erge invece un alto colonnato, mentre il suolo è coperto da una lastricatura decorata geometricamente. La folla di presenti con al centro lo schiavo condannato crea una massa di figure che riempie totalmente la larghezza del campo visivo.
Il dipinto di Jacopo Tintoretto fu tratto da un racconto della Leggenda Aurea di Jacopo da Varazze.

(Sopra: Jacopo Robusti detto il TintorettoMiracolo di San Marco o il Miracolo dello Schiavo, 1548, olio su tela, 415x541 cm, Venezia, Gallerie dell'Accademia)

@progettopelago | Analisi dell'opera

Commenti

ARTICOLI PIÙ LETTI