Il Museo d'Arte Orientale – Collezione Mazzocchi di Coccaglio venne ufficialmente inaugurato nel 2017, a memoria delle imprese di Pompeo Mazzocchi, mercante di bachi da seta ed imprenditore bresciano. All'interno di quattro sale espositive è raccolta ed esposta con cura una collezione frutto di innumerevoli viaggi in Giappone e in Oriente.
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YOSHITOSHI TSUKIOKA, NAOYUKI UCCIDE IL VECCHIO TANUKI NEL CASTELLO DI FUKUJIMA © Paolo Linetti |
L'esposizione mette in mostra gli oggetti giapponesi di maggiore pregio della collezione di Pompeo Mazzocchi, articolandosi in quattro sale.
La prima Il gelso e l'importanza del baco da seta presenta la figura di Pompeo Mazzocchi e dell'allevamento del baco da seta. Attraverso fotografie, cartine e lasciapassare utilizzati dal coccagliese. Si hanno anche opere di provenienza occidentale, tra le quali il ritratto di Mazzocchi ad opera di Carlo Prada ed un porta ventaglio in bronzo progettato della nuora Eva Dea. Infine alla parete è esposto un dipinto ad opera dell'artista giapponese O'Tama Kiyohara.
Nella seconda Il ciliegio e la nobiltà del Giappone tra armature di samurai, spade e xilografie del noto Hiroshige I e Hiroshige II, si delinea la situazione storica e politica dell'impero giapponese.
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SALA DEL CILIEGIO © Maurizio Poinelli |
La terza sala Il bambù e il quotidiano giapponese è dedicata al quotidiano giapponese, esponendo manutatti e suppellettili di uso comune come gioielli, vasi, statuette, ciotole e piattini decorati attraverso le pregiate tecniche di lavorazione tipiche giapponesi. Per questo vi sono manufatti in lacca e anche piccole sculture in avorio che prendono il nome di netsuke. Sono esposti anche i famosi Quaderni Manga di Hokusai, uno dei tesori della Collezione Mazzocchi.
La quarta sezione L'acero e il mondo fluttuante si occupa delle xilografie dell'Ukiyo-e. Immagini del "mondo fluttuante" con geishe, samurai, combattimenti navali e mostri. Quindi opere rappresentanti soggetti come samurai, geishe e scene di combattimento.
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SALA DELL'ACERO © Maurizio Poinelli |
Tra gli artisti presenti è possibile menzionare Chikanobu Yoshu, Kunisada I e Kuniyoshi. Nella prima metà dell'Ottocento la coltura del gelso e l'allevamento del baco da seta erano diffusi nelle zone pianeggianti della Lombardia. Dal 1850, però, il settore entrò in crisi a causa della pebrina. Questa malattia portò alla diminuzione della produzione dei bozzoli, gettando nel panico chi si occupava di questa pratica.
Per salvare questa attività, si vide necessaria l'importazione di bachi da seta da paesi esteri, tra i quali il Giappone. Pompeo Mazzocchi, nato a Coccaglio nel 1829, è stato un mercante di bachi da seta ed un imprenditore bresciano, con il tempo anche un collezionista, che con l'avvento della pebrina si sentì in dovere di salvare non solo l'azienda di famiglia, ma anche l'economia locale. Così iniziò a viaggiare alla ricerca di bachi da seta sani. Molti furono i paesi visitati: Anatolia, Spagna, Montenegro, Bulgaria e Romania. Fino a quando, nel 1864, si recò in Giappone per la prima volta. Egli rimase colpito non solo dalla gentilezza e dall'educazione del popolo giapponese, ma anche dalle espressioni dell'arte.
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VETRINA DEL MUSEO © Maurizio Poinelli |
Tanto da portarlo ad acquistare oggetti di ogni genere e a creare la propria collezione. Successivamente, nel 1868, riprese ininterrottamente i viaggi in Giappone fino al 1880. Arrivando a compiere fino a 15 viaggi in Oriente. In seguito alla sua scomparsa lasciò nella sua dimora di Coccaglio un patrimonio dal valore inestimabile. Il ricordo di Pompeo Mazzocchi continuò a vivere grazie al figlio Cesare. A seguito del lascito testamentario di Cesare Mazzocchi venne poi creata la Fondazione Pompeo e Cesare Mazzocchi, nel 1965, che si è occupata della creazione del museo.
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ESTERNO DEL MUSEO © Maurizio Poinelli |
Il Museo d'Arte Orientale di Coccaglio costituisce dunque di un angolo di Giappone (e di Oriente) in provincia di Brescia, dove poter immergersi in un mondo lontano e ricco di fascino.
@progettopelago | #TiPortoAlMuseo | 324^ Tappa
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